I grandi viali alberati di Dresda si distendono tra eleganti palazzi. Quella volta dovevamo andare in banca per cambiare i soldi da marchi occidentali ad orientali. Faceva caldo. Trovata una banca, vi entrammo. Le finestre erano spalancate. Il bancone dove operavano i commessi era interamente ricoperto da una sfilza di banconote ben ordinate, a mucchietti, dal pezzo più alto a quello più piccolo. Alla fine del bancone c'era una grande finestra, anch’essa aperta, che dava sul marciapiede. Sarebbe bastato allungare la mano dalla strada per afferrare un pezzo da 500 marchi. Gli impiegati se ne infischiavano. Io e mio fratello guardavamo il denaro allibiti, con la bocca aperta, pensando al modo di sgraffignare il contante. Mia madre, notate le nostre facce, ci disse di non azzardarci, nemmeno col pensiero. Nessuno combinava mai niente! Non passava nemmeno per la testa! Con quei marchi non c’era niente da fare, niente da comprare. Inoltre, fuori dalla Germania Est quei soldi non valevano niente. Non c’era nulla che già non si sarebbero potuti comprare. Non avevano bisogno di acquistare una casa. La casa… bastava chiedere e gliene davano una. Tutti avevano la casa. Due mie anziane parenti vivevano in perfetta solitudine. Tante (zia, ndb) Anni, una nobile della parte di mia nonna, abitava nella sua grande casa. I servizi sociali si occupavano di lei. Era un’artista. La stessa casa in Italia sarebbe stata valutata milioni. Dentro si trovavano pendoli di fine Settecento, pianoforti... era una che aveva goduto della massima gloria nei primi del Novecento, come compositrice. Era rimasta nel suo mondo. Sua sorella Erika, la seconda moglie di mio nonno, viveva invece in una casa “prodotta” dalla Germania dell’Est. Era stata adattata alle sue necessità, fatta sulla persona, con tutti gli ausili necessari per superare difficoltà di ogni genere, priva di barriere architettoniche e con sofisticati dispositivi come quello delle luci che si accendevano battendo le mani, porte scorrevoli che si aprivano automaticamente o con grande facilità, niente impianto a gas, ma piastre elettriche. Mia nonna, persona dalla dolcezza infinita, dai modi cortesi, nobili, ma semplici, malata grave di Alzheimer, viveva tutta sola. Il senso dell’edificio era la relazione sostenibile, famiglie giovani insieme agli anziani, come fanno oggi nei paesi occidentali, solo che quella era una villa di fine Ottocento, pagata dallo Stato, colonnato e sedie stile liberty e un parco per giardino. Una bellezza tale da poterci ambientare un romanzo! In generale per tutti gli anziani la situazione era dignitosa, anche se questa mia nonna era stata molto fortunata, perché vi abitava già da prima.
Un’altra cugina, andata a finire male, viveva in una casetta prefabbricata… un contesto degradato, come ebbi modo di riscontrare nel corso della visita. In generale, però, la situazione era dignitosa.
Devo proprio raccontare la storia della zia, una zia giovane.
Situazione di festa, molti i parenti presenti, faceva caldo e questa zia era in costume da bagno. Era uso comune bagnarsi con l’acqua della canna. Lei, seduta insieme agli altri, ad un certo punto si alzò per servire qualcosa. Istantaneamente ci accorgemmo che dagli slip le usciva una peluria rossastra che le arrivava fino alla metà della coscia! Una roba a ciuffi, boccoli, riccioli… Io e mio fratello ci guardammo esprimendo non so quale stupore. Lei si avvicinò al tavolo, vi si appoggiò, proprio vicino alla minestra da servire. Io e mio fratello scambiammo battute del tipo "che schifo i peli nella minestra", sicuri di non essere compresi... sguardi e ghigni fino a che la zia, servendoci, non disse: "Buon appetito!" Che figura! Mia madre, tempo dopo, ci spiegò che lì queste cose non si guardavano. Raccontò che in piscina, quando aveva già compiuto quattordici anni, la obbligarono a indossare il costume perché fino a quell’età ci era sempre andata nuda! In Germania non si badava alla peluria e ai peli delle ascelle, l’estetica era diversa.
Piscina. Situazione spartana. Profonda, bellissima, con trampolini affollati da centinaia di bambini che si buttavano… circondati da una pineta... però l’acqua era marrone, senza cloro, una vasca d’acqua con pelurie e oscenità in bella mostra.
Quello era il socialismo della DDR. Quello era il socialismo. Il suo valore? Va stabilito da altre cose. L’organizzazione della vita umana non era stata determinata da eventi rivoluzionari, ma dalla decisione di trasformare quello che si era ottenuto con la vittoria sul nazismo in uno stato socialista, mantenendo il piano che stabiliva l’equilibrio che ben conosciamo. Di conseguenza molto era venuto a mancare.
lunedì 19 ottobre 2009
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