Durante la sosta a Mosca chiedemmo alla guida di portarci a comprare delle valige "vere". Non riuscivamo a trovarne di solide. Ci condussero fino ad un centro commerciale a circa 40 chilometri da Mosca, passando per periferie collegate da strade di fango, zeppe di palazzoni di trenta piani uno attaccato all’altro: clamorosi! Il grande magazzino doveva essere la nostra salvezza e invece non c’era niente, le valigie facevano schifo e mi arrabbiai con l’accompagnatore. Gli domandai se ci stesse prendendo in giro.
Comprai comunque spillette del PCUS e busti di Lenin. Ci tenevano a mostrare i loro simboli. I simboli a volte diventano pop, nel senso che non sono solo simboli politico-ideologici, ma anche estetici. Avevano un valore anche solo per quello.
Rimasi turbato dalla questione estetica di Mosca: la pur apprezzabile grandeur bolscevica era contrastata dagli hotel per stranieri dove potevi comprarti qualsiasi cosa occidentale, dollari alla mano. All’interno del sistema c’era un altro sistema corrotto e già occidentalizzato. C’era qualcosa che non andava. A volte si davano mance senza cognizione di causa, importi pari a stipendi settimanali e la gente rimaneva un po’ frastornata.
Esperienza agrodolce. Tra il 1989 (ultimo anno di socialismo) e il 1990 in Polonia si verificarono grandi cambiamenti. L'inflazione e l'impoverimento spinsero le donne anziane a uscire di casa per vendere mazzi di fiori e scarpe usate.
In Polonia nell’88 e nell’89 alcune persone, scrivendo il mio indirizzo, dissero di avere intenzione di venirmi a trovare in Italia. Successivamente mi sarebbero state recapitate diverse lettere con la preghiera di avviare la procedura ufficiale di invito dal consolato polacco. Una ragazza conosciuta in Polonia durante i concerti, incontrata in più occasioni, mi parlò del suo desiderio di passare le vacanze in Italia. Anche lei diceva di aver bisogno dell’invito… era una pratica diffusa quella di chiedere e chiedere e carpire la fiducia per avere informazioni e fare addirittura "business". In Polonia evitai per quanto possibile di trattare argomenti politici. Sapevo che Solidarnosc era lo strumento migliore per introdurre la democrazia, ma anche quello per far diventare la Polonia come tutti i paesi occidentali, con il loro carico di problemi.
Non ebbi avventure con ragazze polacche. Notai una sorta di sudditanza da parte loro. Si attaccavano perché vedevano in noi lo spiraglio per cambiare vita. Erano delle grandi opportuniste. Sognavano di poter mollare quello che non amavano della loro terra. Da uomo ribadisco che la constatazione della loro piena disponibilità non poteva considerarsi motivo di orgoglio o di alcunché che somigliasse ad una sensazione di soddisfazione.
Vidi tanti jeans sbiaditi (del tipo finto "Stone-washed"). Tendevano a scimmiottare i costumi occidentali con prodotti interni. Le donne, però, erano proprio carine. Me ne resi conto particolarmente firmando autografi.
Quanto alla musica, molto “taroccame”. Trovai miei pezzi mixati con brani di Michael Jackson e Madonna! Addirittura un collaboratore sostenne che un mio album riuscì a vendere più di 200mila copie in cassetta pirata. Non vidi mai una lira!
giovedì 12 novembre 2009
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