Conobbi una giornalista che, per mantenersi gestiva un maneggio sul Golfo di Finlandia. Mi fece montare a cavallo per una galoppata sulla spiaggia… straordinaria esperienza.
Visitando le case dei nostri conoscenti notai che le radio, spesso attaccate al muro, funzionavano a pile ed erano sempre accese. Non c’era il tasto “off”, si poteva soltanto abbassare il volume. Posso dire di non aver mai sentito la mancanza di qualcosa in particolare. E' anche vero, però, che si faceva la fila per pane e biscotti e che nei mesi precedenti il mio arrivo Miriana aveva fatto la scorta di cibo e piatti tipici "pronti": pollo ripieno di mele verdi; formaggio con cioccolato di Leningrado; salsicce affumicate; aringhe affumicate... a me piace la colazione salata. Miriana aveva comprato cibo ogni volta che le si era presentata l’occasione e refrigerava. Come regalo da parte mia le portai sigarette ed alcolici (Martini).
La carenza alimentare era imputata ad un boicottaggio nei confronti del governo.
Gorbaciov era denigrato, preso in giro per la sua pronuncia. Non parlava in maniera corretta, neanche a livello grammaticale. Immagina... De Mita. Shevarnadze, invece, come ministro degli esteri era molto apprezzato.
Ricordo con piacere la visita alla residenza estiva di Pietro il Grande, Petrodvoretz. Era noto il grande attaccamento da parte dell’Unione Sovietica alla tradizione storica e culturale dell’Impero Russo, al mito di Pietro il Grande, così come a tutti i palazzi delle città vicine a Leningrado, come Pushkin. Mi spiegarono che i russi, in preparazione della scontro con i tedeschi e della probabile invasione, avevano preventivamente fotografato gli interni dei palazzi prima di portar via i mobili. I palazzi furono distrutti dai tedeschi, ma alla fine della guerra i russi poterono ricostruire tutto come prima. Si entrava con le pattine. Il successo della ricostruzione era un vanto per i russi, tanto che venivano esposte le foto del prima e del dopo.
Grazie ad alcune conoscenze presi parte ad un giro "non canonico" dell’Ermitage. Ci permisero di entrare in stanze solitamente chiuse al pubblico. Resta uno dei ricordi più belli.
Miriana mi proibiva di visitare le viuzze secondarie. Secondo lei non erano interessanti. Mi incuriosiva l'aspetto decadente di queste vie rispetto alle ben tenute principali.
Trovai del tempo per un viaggio in treno a Tallinn. Otto ore, treni sovietici molto belli, con cuccette grandi e lenzuola di cotone. Pensava a tutto una “babushka”, che al mattino portava anche il samovar.
Grazie al viaggio scoprii una nuova gestualità e molti modi di dire, il più delle volte presi dalla letteratura. Anche il modo di contare sulle dita mi colse di sorpresa: i russi contano come gli americani, partendo dall’indice e il cinque è il pollice. Il "vaffanculo" si esprime mettendo il pollice tra l’indice e l’anulare. Le parolacce non erano ammesse. Assolutamente. Non si dicevano.
Quella a Tallinn fu una visita clandestina. Avevamo il visto solo per Leningrado. Andare a Mosca voleva dire ancora "viaggio clandestino". Decidemmo ugualmente di prendere il treno per Mosca e di lasciare Leningrado un giorno prima del previsto (l'aereo per l’Italia sarebbe comunque decollato da Mosca). A Mosca trovai il tempo per visitare il Mausoleo ed i GUM, vuoti. Sulla Piazza Rossa avevano installato cartelli con la scritta “Vietato Fumare”, ma c'erano cicche spente dappertutto! Nel corso della vacanza fumai tutti i tipi di sigarette sovietiche: pessime.
L’esperienza non fu positiva, almeno a livello umano (al mio ritorno smisi addirittura di studiare il russo!). Andava esaurendosi la fascinazione per una lingua che ha sempre espresso una potenzialità letteraria molto elevata. Purtroppo mi scontrai con una persona dal forte carattere che riuscì a procurarmi cocenti delusioni. Non mi riferisco alla politica! Quello che rappresentava l’Unione Sovietica dell’epoca mi era molto chiaro. Di certo non pensavo che fosse così dura!
lunedì 23 novembre 2009
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"...notai che le radio, spesso attaccate al muro, funzionavano a pile ed erano sempre accese. Non c’era il tasto “off”, si poteva soltanto abbassare il volume". C'era la radio trasmessa per fili, un po' come il telefono! 3 programmi solo. Era l'unico paese del mondo dove c'era un tale sistema. Nessune pile non c'erano, ovvio. Il segnale era assai forte (25 V) per fare il volume normale. Il bottone "off" molto spesso (anche nelle TV del tempo) era combinato con il regolatore del volume, diminuito il volume a zero, all'ultimo momento sentivi un "click" - spento. E poi, all'aumentare il volume, al primo momento sentivi un "click" - acceso.
RispondiEliminaGrazie Sergio! Sono fortunato ad avere un lettore russo come te! Le tue spiegazioni faranno piacere anche agli intervistati.
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