Seguii i programmi musicali della televisione polacca di Stato. La cosa clamorosa era che la musica dance italiana (mia e di altri artisti) diventava sempre più popolare tra i giovani, ma senza grandi dischi in circolazione, perché c'erano solo bootleg (riproduzioni non autorizzate, ndb)! Le cassette giravano e facevano sì che la gente si informasse, tramite la Germania confinante da cui arrivavano molte cose, magari via radio. Comunque la gente era attenta. Si tennero concerti, bagni di folla, da circa cinque-diecimila persone! Tutto gratis, perché non si poteva convertire la loro valuta, ma fu una grande esperienza... girare per le strade, guardare nei negozi di strumenti musicali con i sintetizzatori russi in vetrina, esibirsi in un night con due pezzi, il dj che vedendoci entrare suonava i nostri dischi... C’erano anche le prostitute che si avvicinavano, tantissime, in tutti gli alberghi di lusso (ogni hotel aveva un night), nelle discoteche sottoterra. Il loro modo di fare era inequivocabile, impossibile non notarlo. Non eravamo tipi anonimi, ci conoscevano tutti. Ci fermava la gente per strada! Quando si compare spesso in tv, su giornali e riviste la cosa diventa complessa, occorre saper gestire l’entusiamo delle persone.
Da lì nacque l’interesse per l’Urss. Organizzarono un tour su misura che ebbi la sfortuna di non poter completare per motivi di salute. Dopo aver trascorso circa un mese in Polonia, ci spostammo a Mosca in attesa di un volo per Yerevan, in Armenia, dove si sarebbe tenuto il primo concerto in terra sovietica. Alcune date programmate in Siberia saltarono subito per motivi di ordine pubblico... infuriavano scontri che non venivano pubblicizzati, ma che di fatto modificarono l'itinerario della tournée. Nel momento in cui giungemmo a Mosca fummo alloggiati in un hotel per soli russi. Nessun impiegato parlava inglese, zero comunicazioni con l'esterno... si poteva telefonare in Italia solo prenotando e attendendo ore ed ore... completamente sotto controllo e spiati in tutto quello che dicevamo. Tirando su il telefono si sentiva un misterioso "clak-clak"... c’era qualcuno che ascoltava! Girai per la città in lungo e in largo per una decina di giorni, insieme a guide che ci portavano nelle periferie, nei supermercati a comprare i dischi di contrabbando di Paul McCartney (era uscito solo un disco per il mercato sovietico), sull’Arbat a cercare gli orologi Raketa. Avevamo un sacco di soldi da spendere e non sapevamo cosa farne.
Mosca? Enorme, contradditoria, abitata da persone anonime e ordinarie, sempre in coda a comprare cibo o una bottiglia di vodka, in contrasto con altri soggetti che scendevano da automobili enormi, in una città dove teoricamente tutti dovevano essere uguali. Quest’uguaglianza non c’era. Cominciai a notare che qualcosa non quadrava. Sia in Polonia che in Urss c’era la tendenza ad essere molto gretti, attaccati ai soldi. L'ossessione di pervenire al benessere! Un continuo lamentarsi ... “Ah, voi state bene! Beati voi in Italia, un paese dove non ci sono problemi!”, malgrado io tentassi di spiegare che le cose non stavano proprio così, che avevamo problemi grossi. Loro insistevano e mi davano del comunista. Quella gente, specialmente la gioventù, era profondamente anticomunista.
continua...
giovedì 5 novembre 2009
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