Cito l'articolo del 20 gennaio 1962 comparso su Izvestija (giornale moscovita), a sua volta richiamato dalla mia fonte, ovvero il libro "La pianificazione sovietica" di Oleg K. Antonov, Vallecchi Editore Firenze (1968):
Il boicottaggio di fatto dei mobili moderni da parte della maggioranza delle fabbriche e degli stabilimenti si spiega con il fatto che questi mobili costano poco e che le imprese non trovano vantaggioso produrli. Il piano si realizza più facilmente con costosi armadi delle dimensioni dell'Università di Mosca, che non, poniamo, con armadi corrispondenti all'altezza del soffitto di una casa moderna. Come via di uscita dalla situazione venutasi a creare, si propone quindi la pianificazione dei mobili in pezzi.
Ed ora immaginate per un attimo che questa proposta venga accolta. Lo stabilimento di Skhodno, il più grande del mondo, sfruttando al massimo la potenza delle linee automatiche e delle catene di montaggio, nel giro di un mese subisserebbe Mosca di un tal numero di pezzi, da lasciare il compratore col fiato sospeso.
Si troveranno dei dirigenti che, partendo dalla considerazione: il piano è fatto così, forza quindi con i pezzi - trasformeranno, senza andare tanto per il sottile, gli armadi in scatole di fiammiferi.
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