Foto di Luca Del Grosso (maggio 2019)
mercoledì 22 maggio 2019
Viaggio a Tiraspol, Transnistria, 2019
Il 9 maggio, a Tiraspol, ho avuto il piacere di assistere
alle celebrazioni per la vittoria di 74 anni fa dell'Unione Sovietica sulla
Germania nazista.
Approfittando di una vacanza in Moldavia, paese che merita di essere visitato per la bellezza dei suoi paesaggi, della sua gente dalle mille nazionalità, dei suoi cibi, dei suoi vini, ho oltrepassato il confine verso uno dei territori meno conosciuti d'Europa: la Transnistria, detta da molti "l'ultima repubblica sovietica".
Approfittando di una vacanza in Moldavia, paese che merita di essere visitato per la bellezza dei suoi paesaggi, della sua gente dalle mille nazionalità, dei suoi cibi, dei suoi vini, ho oltrepassato il confine verso uno dei territori meno conosciuti d'Europa: la Transnistria, detta da molti "l'ultima repubblica sovietica".
Scendendo dal minibus proveniente da Chisinau, la capitale
della Moldavia, dopo un breve viaggio in cui ho assaporato il gusto di sedere su
una tipica Marshrutka, accanto a viaggiatori locali diretti per lavoro a
Tiraspol, sono rimasto sorpreso per l’ordine e la pulizia dei viali della città,
dei mercati all’aperto, delle case in cui ho avuto la fortuna di essere ospite.
La Transnistria è stata una sorpresa: basta dire, per catturare l’attenzione
del lettore, che mi è capitato di essere servito in un piccolo bar di periferia
da un ragazzino di 20 anni che studiava italiano per passione, il cui italiano
era meglio del mio russo… imbarazzante...
Arrivando da Chisinau, si entra in questo speciale
territorio attraverso una frontiera discretamente militarizzata, con doppio
posto di blocco, soldati dai grandi cappelli verdi, imponente insegna verde-rossa
con falce e martello, controllo passaporti e carta di ingresso obbligatoria, da
non perdere: è meglio essere precisi nelle dichiarazioni riguardo alla durata
del soggiorno per non incorrere in penali al momento della partenza.
In Transnistria si possono visitare luoghi come la fortezza di Bender, bastione anti-turco tra il 1700 e il 1800, dove è stata
registrata persino la presenza del barone di Münchhausen, documentata da un simpatico
monumento.
Sapere
due parole di russo aiuta, anche perché gli abitanti sono disponibili e non
disdegnano lo scambio di impressioni, senza esagerare, secondo il tipico
contegno russo, che qui è di casa. Sicurezza ai massimi livelli, nessuno importuna
nessuno. In quattro giorni non ho avuto contatti con i residenti che non
fossero voluti da me stesso.
Cibo
buonissimo, una meraviglia i panzerotti riempiti con carne e verdura, le zuppe,
il pesce di fiume, le birre locali. Le mie conoscenze mi hanno portato in una
dacia, per festeggiare il 9 maggio come probabilmente non mi capiterà mai più.
Non
è facile per noi occidentali immaginare il radicamento dell’orgoglio per la
vittoria contro Hitler che sopravvive persino nei canti dei bambini usciti da
scuola, dopo le recite di rito, che portano a casa lo spirito della resistenza
e del ricordo della lunga marcia verso Berlino. Le mie orecchie non riuscivano
a credere che da creature di otto, dieci anni, potesse essere rappresentato,
riportato così perfettamente e consapevolmente il sentimento di rivalsa e
appartenenza ad un passato invisibile, ma sempre presente. Più che le marce dei
soldati, gli inni, il rumore delle salve di fucile, lo sferragliare del carro
armato seguito dai passi cadenzati delle guardie rosse, ricorderò la marcia dei
parenti delle vittime, la “marcia degli immortali”, che ha chiuso come da tradizione
la parata sul viale principale.
Qui
sta la Russia, qui è la Transnistria. Le montagne di fiori lasciate il 9 maggio
sulle fredde pietre del memoriale per i caduti, inclusi quelli della guerra di
indipendenza dalla Moldavia e del terribile Afghanistan, sono la testimonianza
del dolore che ha attraversato questa terra e un monito a non dimenticare la
passione per la propria appartenenza alla civiltà europea orientale.
Grazie
a tutti gli abitanti di Tiraspol che hanno reso il mio viaggio più piacevole e
sereno di quanto potessi augurarmi alla partenza.
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